Cinque aziende di alta moda in Toscana
La Toscana è la regione della moda. Lo dice la storia e lo dicono i dati di tutti i centri di ricerca, tra i quali citiamo l’IRPET, l’Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana.
Secondo una nota pubblicata dall’Istituto, nel 2018, il peso delle specializzazioni manifatturiere dedicate alla produzione di beni di consumo come l’abbigliamento, le calzature, gli accessori era, in termini di addetti, pari al 39,1%, contro il 24,3% delle Marche, il 19,4% della Campania e il 14% del Veneto e quasi quattro volte rispetto al peso che esse hanno in Lombardia (10,3%).
Secondo un altro rapporto Irpet del 2019, la moda dà lavoro in Toscana a circa 130 mila persone: 115 mila nei settori della moda in senso stretto (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, gioielleria), 1800 nella produzione di macchine e 12.800 nel terziario (commercio all’ingrosso e intermediazione). Nell’ambito dell’industria manifatturiera i settori moda coprono quasi il 40% degli addetti e realizzano un valore aggiunto che supera 5,5 miliardi di euro.
Si stima che le esportazioni nel 2019 abbiano superato i 15 miliardi, ponendo la Toscana in testa in Italia per l’export e superando in valore assoluto anche la Lombardia.
In generale, si può dire che in tutti i settori della moda la Toscana vanta una elevata specializzazione e un peso preminente rispetto al totale italiano.
In termini assoluti infatti la maggior parte degli addetti è assorbita da abbigliamento, pelletteria e tessile, ma le specializzazioni meno numerose come concia, gioielleria e calzature risultano comunque determinanti nel panorama nazionale, trattandosi di produzioni ormai minoritarie nei paesi occidentali, che trovano invece in alcuni territori toscani presidi fondamentali se non unici a livello italiano ed europeo.
Per rappresentare questa eccellenza tutta toscana abbiamo scelto cinque brand della moda internazionale che sono nati nella nostra regione.
Salvatore Ferragamo
La sua storia sembra un film, tanto che il regista Luca Guadagnino lo ha realizzato davvero e lo ha presentato alla 77° Mostra del Cinema di Venezia, nel 2020.
Salvatore Ferragamo nasce nel 1898 a Bonito, piccolo paese in provincia di Avellino. La famiglia modesta in cui cresce – è l’undicesimo di 14 figli – non gli impedisce di fare grandi sogni. Sin da piccolo trascorre ore a guardare il ciabattino del paese, di cui presto diviene apprendista. A 16 anni si imbarca per New York e dopo aver lavorato a Boston in una fabbrica di scarpe, si trasferisce in California, dove stavano sorgendo i primi grandi studios cinematografici. Grazie ai corsi serali di anatomia, Ferragamo scopre il segreto per camminare in scarpe comode e risolve il problema nella distribuzione del peso del corpo sull’articolazione del piede. È così che brevetta una lamina d’acciaio, il cambrione, che, sostenendo l’arco plantare, permette al piede di muoversi come un pendolo inverso. Le articolazioni del metatarso e il tallone non sorreggono più alcun peso e in tal modo le scarpe guidano l’equilibrio del corpo che cammina, anziché opporsi a esso.
Nel 1923 apre l’Hollywood Boot Shop, arrivando a realizzare scarpe per tutte le stelle del cinema. Nel 1927, ormai famoso, ritorna in Italia e si stabilisce a Firenze, dove apre un laboratorio di calzature su misura. Durante gli anni dell’autarchia, la mancanza di materie prime lo fece virare verso una scarpa insolita ma di successo, dotata di una zeppa di sughero. Seguirono la rafia e lo spago, il cellofan e la paglia. Ferragamo era diventato il pioniere del Made in Italy, creatore di un artigianato innovativo che ha nel “sandalo invisibile” uno dei suoi simboli più celebri, premiato con il Neiman Marcus Award, l’Oscar della Moda.
Nel febbraio del 1951 partecipa alla prima sfilata collettiva di moda italiana organizzata a Firenze da Giovanni Battista Giorgini e nel 1957 scrive le sue memorie: Shoemaker of Dreams (tradotto in Italia nel 1971 con il titolo Il calzolaio dei sogni). Allora gli utili dell’azienda avevano ormai superato i 10 milioni di lire. Nell’agosto del 1960 muore improvvisamente, lasciando le redini dell’azienda alle due figlie maggiori Fulvia e Fiamma e alla moglie Wanda Miletti.
Il gruppo Ferragamo continua a essere di totale proprietà della famiglia anche oggi. Se gli esponenti della seconda generazione sono sei e tutti sono entrati in azienda, quelli della terza sono 23. Così, in seguito ad un regolamento interno alla famiglia voluto nel 2011 da Ferruccio Ferragamo, gli esponenti della terza generazione in azienda non possono essere più di tre. I tre sono: James Ferragamo, figlio di Ferruccio; Diego Paternò Castello di San Giuliano, figlio di Fiamma; Angelica Visconti, figlia di Fulvia. L’attuale CEO è Marco Gobbetti, ex Burberry. Molti i settori in cui il marchio si è esteso, da quello degli accessori a quello dell’abbigliamento, da quello dei profumi a quello degli orologi.
Nel corso degli anni la Fondazione Ferragamo ha finanziato importanti interventi di restauro, come quelli nel 1996 delle statue allegoriche del Ponte Santa Trinita, nel 1998 della Colonna della Giustizia di Piazza Santa Trinita, quello di otto sale della Galleria degli Uffizi nel 2015 e recentemente il restauro della grande Fontana del Nettuno sempre in Piazza della Signoria.
Nel 1995 è stato inaugurato a Firenze in Palazzo Spini Feroni il Museo Salvatore Ferragamo: oltre alla collezione di oltre diecimila modelli di calzature, una piccola raccolta di scarpe antiche, abiti e accessori, il Museo propone l’organizzazione e la promozione di mostre, incontri di studio ed eventi dedicati alla cultura contemporanea della moda. Toscana Economy ne aveva parlato in questo articolo.
Ermanno Scervino
Un nome, due anime: lo stilista Ermanno Daelli e l’imprenditore Toni Scervino. L’anima creativa e l’anima pragmatica che insieme hanno reso grande una maison di moda che ha il suo quartier generale a Grassina, nel comune di Bagno a Ripoli (Firenze).
Un nome, due anime: lo stilista Ermanno Daelli e l’imprenditore Toni Scervino. L’anima creativa e l’anima pragmatica che insieme hanno reso grande una maison di moda che ha il suo quartier generale a Grassina, nel comune di Bagno a Ripoli (Firenze).
La sede ospita i diversi laboratori couture, sartoria, maglificio, abbigliamento Junior, atelier, confezione e sviluppo prototipia. Le collezioni Ermanno Scervino sono distribuite in 39 boutique monomarca, in 500 rivenditori al dettaglio e attraverso clienti multimarca.
Ermanno Scervino nasce a Milano, ma già da piccolo si trasferisce a Firenze, città che considera la sua casa. Fin da piccolo sviluppa il desiderio si vestire le donne più belle del mondo e ha la possibilità di vedere le dive del cinema e dello spettacolo nelle località che frequenta durante le vacanze: Forte dei Marmi e Cortina d’Ampezzo. Dopo aver collaborato con i più grandi maestri della moda e del lusso italiani e aver vissuto a New York, dove frequenta Andy Warhol e il mitico Studio 54, alla fine degli anni Novanta incontra Toni Scervino, che gli fornisce il supporto e l’incoraggiamento decisivo per avviare il suo brand.
Nel 2003 i due fanno una svelta lungimirante: acquistano il maglificio nei dintorni di Firenze che già produceva le linee di maglieria per Scervino proprio quando tutti in Italia stavano lasciando le produzioni e le aziende nostrane per trasferirsi in paesi dove la mano d’ opera è più a buon mercato. La qualità e il Made in Italy sono sempre stati punti irrinunciabili della filosofia della maison Scervino, che dopo la pandemia è pronta a rafforzare il mercato Usa, avendo dalla sua parte un fatturato retail che è tornato ai livelli del 2019.
Patrizia Pepe
Il marchio nasce a Galciana (Prato) nel 1993 da Patrizia Bambi e dal marito Claudio Orrea, ex meccanico insieme al quale, nell’ambito dell’azienda Tessilform, produceva capi di abbigliamento sportivo, per poi venderli ai grossisti.
L’azienda, la cui sede attuale è a Capalle, frazione del Comune di Campi Bisenzio, è presente con negozi monomarca in tutto il mondo, tanto che circa il 40% del suo fatturato è prodotto sul mercato estero. I punti vendita monomarca sono un centinaio, quelli multimarca oltre 1200 e i dipendenti nel mondo sono più di 600. Le linee di abbigliamento vengono distribuite anche attraverso show room, dove il dettagliante può recarsi per acquistare i capi. Per scelta aziendale la produzione donna copre solo le taglie 40, 42 e 44. Solo per il nord ed est Europa viene prodotta anche la taglia 46.
I capi di Patrizia Pepe sono per una donna urbana, creativa e curiosa, che ama viaggiare e scoprire il mondo, una donna femminile ma che non rinuncia alla praticità. Nominata Cavaliere del Lavoro nel 2008, Patrizia Bambi accresce negli anni la sua produzione con una linea uomo, una linea bambina e una collezione accessori.
Stefano Ricci
Nel 1974 le sue creazioni debuttano a Pitti Uomo e nei più importanti store internazionali come Neiman Marcus e Harrods.
Nel 1974 le sue creazioni debuttano a Pitti Uomo e nei più importanti store internazionali come Neiman Marcus e Harrods. Presenta anche la prima collezione di camicie ed entra nel segmento alto di fascia con la piccola pelletteria. Con il consorzio “Classico Italia”, rafforza la presenza di Firenze e Pitti Uomo come punto di riferimento irrinunciabile per la moda maschile a livello internazionale.
Nel 1993, prevedendo la crescita strategica che avrebbe avuto la Cina, apre un negozio monomarca a Shangai. Nel 1997, per celebrare i primi 25 anni di attività, viene presentato il profumo maschile “Classic”, con una serata riservata a 300 ospiti alle Terme Tettuccio di Montecatini. Nel 2005 l’Aquila Reale viene scelta come emblema del brand. È invece del 2010 l’acquisto dell’Antico Setificio Fiorentino, storica seteria dotata di antichi telai a mano, che produce ininterrottamente dal 1786 tessuti per le famiglie più importanti del mondo.
Nel 2012 è il 40° anniversario di fondazione: l’evento viene celebrato con una sfilata nella Galleria degli Uffizi, prima e unica nella storia del più importante museo d’Italia, decidendo di donare alla città di Firenze la nuova illuminazione della Loggia dei Lanzi. Nel 2014 Stefano Ricci viene nominato Cavaliere del Lavoro e viene chiamato alla guida del Centro di Firenze per la Moda Italiana, la più antica istituzione a livello nazionale, proprietaria di Pitti Immagine. Organizza le celebrazioni del “Firenze Hometown of Fashion” e dona alla propria città la nuova illuminazione del Ponte Vecchio. Nel 2015 il brand lancia la linea “Stefano Ricci in Campagna”, ispirata alla Toscana e la collezione “Stefano Ricci Ski”. Lo sfondo del lookbook del brand è sempre l’Italia e le sue bellezze artistiche: il Castello di Sammezzano, l’Antico Setificio Fiorentino, il Museo Stibbert, Matera, il Castello di Balbo e l’Isola di Montecristo.
The Flexx
L’azienda ha radici in Germania, dove la famiglia Kaiser, attuale proprietaria, iniziò a confezionare calzature nel 1790 per poi fondare nel 1838 un primo calzaturificio nella città di Pirmasens, nella regione della Renania-Palatinato. Negli anni ’70 del secolo successivo, la famiglia decide di spostare la produzione in Toscana per beneficiare della presenza del distretto calzaturiero e conciario locale.
Nato nel 2006 a Pistoia, con una distribuzione in oltre 60 paesi del mondo, il marchio The FLEXX si è specializzato nelle calzature donna fashion comfort.
Il metodo di produzione che caratterizza le calzature The FLEXX è la lavorazione “Stitch and turn”, fatta completamente a mano ed evitando l’uso dei soletti di montaggio e delle colle. La tomaia dopo essere stata completata, viene cucita direttamente alla suola (Stitch) e poi girata su se stessa (turn), dopodiché la scarpa viene stirata con forme a caldo per darle la forma perfetta. Riducendo al minimo i componenti e il ricorso a collanti, le scarpe risultando super flessibili, leggere ed ecologiche. Punto di forza sono le suole brevettate The FLEXX, esclusiva produzione dell’azienda, studiate per assorbire gli urti del terreno e prevenire gonfiori e stress ai piedi. Nel 2019 l’azienda ha siglato un accordo per l’acquisizione del controllo del 90% di Nr Rapisardi, brand fiorentino di calzature femminili di fascia medio-alta.