Cambiare abitudini per cambiare il mondo

Carra Parma
Il concetto di sostenibilità rischia di rimanere un concetto teorico se non interveniamo con un cambiamento di stile di vita: siamo noi, con le nostre cattive abitudini, a impattare sulla salute nostra e del Pianeta. A spiegarcelo è David Mariani, ideatore dell’approccio healthy habits
«Solo cambiando le nostre abitudini cambieremo la società del futuro». Parola di David Mariani, ideatore dell’approccio healthy habits (link), il progetto di salute globale ideato per stimolare il cambiamento delle abitudini nella popolazione, in direzione della prevenzione primaria e del rispetto degli equilibri con l’ecosistema.
«Da qualche anno a questa parte si parla tanto di sostenibilità, ma se non iniziamo a modificare le nostre abitudini, la sostenibilità rischia di rimanere “una parola vuota” – spiega Mariani – e la narrazione di noi che dobbiamo salvare il Pianeta, non aiuta. Il Pianeta, infatti, si salva da sé, la natura e gli ecosistemi sono in grado di autorigenerarsi, siamo noi la parte debole e quindi faremmo meglio a pensare a salvare noi stessi, smettendo di perpetrare abitudini lesive per l’ambiente e potenzialmente letali per noi».
Come? È presto detto: cambiando il nostro stile di vita.
«Il mondo di domani dipende fortemente da cosa facciamo oggi. Le persone non hanno idea di come le loro abitudini siano impattanti sul Pianeta, ogni abitudine umana ha un’impronta ecologica: il cibo che scegliamo di mangiare, le abitudini di consumo, la temperatura delle nostre case in estate e in inverno, il rispetto o meno del nostro corpo.
Tutto moltiplicato per 8 miliardi di persone contribuisce a aumentare o diminuire il processo di desertificazione in atto, l’inquinamento delle falde acquifere, la quantità di polveri sottili presenti nell’aria che respiriamo e la spesa sanitaria di ogni Regione. Dobbiamo smarcarci dall’idea che qualcuno metterà in atto una transizione ecologica. Questo accadrà solo se saremo capaci di assumerci come individui la responsabilità di dare il nostro contributo e sviluppare una maggiore coscienza ecologica e sociale».
La nostra vita non può prescindere dal mantenimento degli equilibri con gli ecosistemi, la natura e le biodiversità animali e vegetali, indispensabili alla nostra sopravvivenza. In questa direzione va l’impegno di Mariani, che recentemente ha contribuito alla stesura della prima legge italiana che inquadra lo sviluppo economico sociale e turistico di un territorio, quello delle Marche, a partire proprio dalla prevenzione e dal cambiamento delle abitudini.
Un cambio di paradigma davvero sostanziale. Si tratta della legge che il consiglio regionale ha approvato lo scorso 5 dicembre, volta a promuovere la regione Marche come “terra del benessere e della qualità della vita”. Per la prima volta l’indicatore di riferimento per lo sviluppo non è solo il Pil, ma un insieme di fattori, tra cui il benessere ambientale, il benessere umano e la sostenibilità.
«Non si può cambiare la natura, né l’essere umano – evidenzia Mariani –. La nostra cronobiologia non è riscrivibile e si è formattata in simbiosi con l’ambiente di cui si nutre, a differenza di quanto abbiamo fatto in passato, dobbiamo cercare di rispettare il funzionamento della macchina così come è stata progettata.
Noi invece cosa pretenderemmo? Di dormire di giorno e vegliare la notte, esporci di continuo alla luce artificiale, essere sedentari e iper-alimentarci con prodotti estranei in gran parte al ciclo naturale. Abbiamo perso la capacità di ascoltare il nostro organismo, non ci sorprenda poi – come documentato anche recentemente dal rapporto Gallup – che il disagio psichico nella popolazione sia costantemente in crescita».
Come si fa a facilitare la transizione verso le sane abitudini? Nell’ambito del progetto healthy habits, dopo la Healthy Habits Academy nata nel 2018, corso di alta formazione accreditato rivolto alle professioni sanitarie e insegnanti, nel 2024 è nato healthy habits corporate, un programma offerto ad aziende e istituzioni, basato sulle più recenti acquisizioni della scienza nel campo del cambiamento delle abitudini.
Ideato e perfezionato per rendere semplice la comprensione dei meccanismi di funzionamento del corpo umano e degli equilibri con l’ecosistema, offre strumenti per stili di vita sani e sostenibili, un progetto win-win dove il vantaggio è collettivo, etica, profitto e sostenibilità si fondono per trasformare il luogo di lavoro in un luogo di crescita e benessere. Grazie a una piattaforma informatica e a supporti cartacei, le persone ricevono stimoli e informazioni in grado di incoraggiare curiosità e ragionamento.
Tutto il programma è privo di imposizioni, rinunce o prescrizioni, e basato al contrario sulla totale autodeterminazione del percorso di cambiamento, vera chiave di volta per favorire la diffusione e prosecuzione di un progetto. «Con questo nuovo approccio siamo riusciti ad aumentare l’adesione spontanea del personale nelle aziende che è passato in breve tempo dal 2 a oltre il 30 per cento, a riprova che abbiamo stimolato in loro l’interesse verso lo stile di vita».
Quindi, non è tutto perduto, c’è speranza per il futuro?
«L’evoluzione umana è sempre avvenuta in simbiosi con l’ecosistema, dobbiamo recuperare quel rapporto, anche perché siamo noi ad avere rotto la relazione. La speranza sono i giovani e giovanissimi, sono loro i cittadini del futuro e meritano di abitare un mondo migliore di quello che stiamo lasciando loro in eredità.
Loro sono nati con maggiore coscienza ecologico-ambientale, sono nati nell’era di One Health, sanno che esiste una sola salute nel mondo che lega esseri umani, animali ed ecosistemi. Sul Pianeta terra tutto è in stretto collegamento, non potranno esserci persone sane in un mondo malato, un motivo profondo per ridisegnare le nostre abitudini».