Come cambia il mercato del lavoro con la pandemia

INTERVISTA A Milena Guerrini
responsabile commerciale Gi Group
Ne abbiamo parlato con Milena Guerrini, responsabile commerciale di Gi Group per la filiale di Pistoia. Gi Group è la prima multinazionale italiana del lavoro, che offre servizi nell’ambito del temporary e permanent staffing, ricerca e selezione, formazione, consulenza HR e supporto alla ricollocazione.
L’emergenza Covid ha dato un’accelerazione alla trasformazione, spesso già in atto, del sistema produttivo, soprattutto dal punto di vista tecnologico.
Oggi, per esempio, fornire servizi attraverso il web non rappresenta più un’alternativa per le aziende, ma un imperativo categorico, se si vuole sopravvivere in prima battuta e poi riuscire ad essere anche competitive.
«Con l’evoluzione del mercato devono necessariamente evolversi anche i ruoli, i mestieri e le competenze in grado di permettere un miglior adattamento al nuovo contesto.
Primo cambiamento, permanente e profondo, è senza dubbio la digitalizzazione.
Le aziende, in questi mesi, hanno dovuto accelerare il processo di digital transformation, adottando nuove tecniche e metodologie specialistiche per efficientare il proprio lavoro attraverso un approccio organizzativo sistematico, strutturato e flessibile (smartworking, virtual meeting, e-commerce…), ma al contempo cercando di rigenerare quelle competenze ormai obsolete e di valorizzare le performance dei propri collaboratori, facilitandone la crescita e lo sviluppo professionale, tutto ciò in un’ottica di organizzazione sostenibile della propria impresa.»
Com’è cambiata la domanda di lavoro a seguito dell’emergenza sanitaria?
«Durante il lockdown di marzo e aprile i profili maggiormente richiesti riguardavano il settore della sanificazione industriale con addetti alle pulizie specializzati, quello della sanità con Oss e infermieri professionali e la grande distribuzione con cassieri e addetti ai reparti.
Poi, nella Fase 2, si è aggiunta la necessità di personale qualificato anche nel settore della logistica, con figure di magazzinieri, autisti e soprattutto corrieri, e nel settore ICT, con consulenti software, programmatori, addetti helpdesk, addetti allo sviluppo web e al digital marketing.
Richiestissime sono infatti le competenze informatiche e digitali».
La riconversione in remoto di interi segmenti del mercato del lavoro, seppur necessaria, ci ha colti in molti casi impreparati sotto il profilo delle competenze.
Fatta eccezione per Skype, ad esempio i software per le videoconferenze tipo Zoom o Webex o Google Meet erano per lo più sconosciuti.
La formazione da questo punto di vista è diventata imprescindibile ed essenziale.
«Oggi, in un mercato del lavoro in continua evoluzione, chi si candida a ricercare una nuova occupazione o chi un impiego già ce l’ha deve informarsi, prepararsi, apprendere e aggiornarsi costantemente, cercando di colmare le proprie lacune, adeguandosi alle competenze ritenute essenziali e migliorando così le proprie abilità. Skills come flessibililà, competenze digitali e tecnologiche, capacità di sapersi innovare ed essere all’avanguardia, capacità di data analysis, pensiero critico e intelligenza emotiva, sono fondamentali per riuscire ad adattarsi a contesti mutevoli, a rispondere prontamente ai nuovi input provenienti dalle nuove esigenze di mercato, a prevedere opportunità di business future, insomma ad essere più competitivi in un’economia globale aggressiva e in continuo cambiamento.» Oggi, anche i canali attraverso i quali è possibile ricercare delle figure professionali per la propria azienda o candidarsi a ricoprire un ruolo sono cambiati.
Il ricorso all’uso dei social network, ad esempio, avviene non solo e non più in un contesto ludico, ma anche professionale.
Ecco perché diventa importante curare le informazioni che veicoliamo attraverso il nostro profilo Facebook o Instagram. Potrebbe farci ottenere punti per un determinato lavoro o al contrario farci apparire come inadeguati.
Si tratta della cosiddetta “web reputation”.
«È proprio così, la domanda e l’offerta di lavoro, oggi, passano anche dai social, soprattutto in un periodo come questo in cui il distanziamento sociale incombe.
Sono moltissime le aziende presenti sui social media poiché rappresentano un’opportunità per fare network e rendersi quindi visibili, raggiungendo un pubblico molto più ampio.
Attraverso i social è anche possibile svolgere ricerca e selezione del personale.
Per questo, come specialisti nei servizi dedicati allo sviluppo del mercato del lavoro, suggeriamo di curare il proprio personal branding, ovvero la capacità di promuore se stessi, mettendo in evidenza i propri punti di forza, quello che ci rende unici e per cui un’azienda dovrebbe scegliere proprio noi. Fare network è importante, sviluppare la propria rete di contatti e le proprie relazioni è importante, curare la propria immagine è importante».
…suggeriamo di curare il proprio personal branding, ovvero la capacità di promuore se stessi, mettendo in evidenza i propri punti di forza…
A seguito della pandemia anche Gi Group ha dovuto diversificare e adattare le proprie attività in tema di orientamento, formazione e reclutamento in un’ottica digitale. Proprio durante il lockdown, ad esempio, è nata l’iniziativa #gigroupwithyou: in questo modo Gi Group ha ampliato e rivoluzionato in ottica digitale l’offerta formativa e di orientamento e ha messo a disposizione gratuitamente una serie di webinar su tematiche del mondo del lavoro, sia trasversali – personal branding, soft skills, web reputation, ottimizzazione del profilo LinkedIn – sia dedicate ad approfondimenti sui trend del mercato, con un focus mirato su specializzazioni e settori e sui profili e le competenze maggiormente richiesti.
Chi sta cercando lavoro, dunque, non si deve scoraggiare. Esistono, comunque, delle possibilità, a prescindere dal pesante carico che ci trasciniamo dal Covid…
«Assolutamente sì. Dobbiamo leggere il cambiamento che stiamo vivendo come possibilità di nuove opportunità, ricordandosi che oggi più che mai le parole d’ordine sono flessibilità e proattività. Proporsi utilizzando non più soltanto strumenti tradizionali, ma approcciarsi all’era digitale anche con metodologie più innovative è l’arma vincente. Prima impariamo a farlo e prima saremo pronti a confrontarci in modo positivo e costruttivo con i nuovi scenari che si stanno delineando».