• 15/01/2025

Blockchain, la sfida del terzo millennio

 Blockchain, la sfida del terzo millennio

Claudio Morelli

Blockchain, la sfida del terzo millennio. «I nostri servizi sono basati sulla tecnologia blockchain», è quanto afferma Claudio Morelli, fondatore di Apuana Sb, società benefit con sede a Carrara

Quando da una crisi che stava travolgendo un intero sistema nasce una sfida per il futuro. La start up tecnologica innovativa Apuana Sb è una società benefit nata nell’estate del 2019 a Carrara. Fondatore e amministratore delegato è Claudio Morelli che, alla guida della storica azienda di famiglia specializzata in trasformazione dei prodotti in marmo, capisce che quel tipo di attività, all’inizio del nuovo millennio, non è più sostenibile.

«Non mi sono però arreso passivamente a un fenomeno che stava travolgendo un intero settore a causa di quella che possiamo definire una vera e propria tempesta perfetta», dice Morelli.

L’azienda Morelli, ancora all’inizio degli anni 2000, “sfornava” fino a 10mila pezzi al giorno (soprattutto le basi per le coppe da premiazione, utilizzate non solo nelle gare sportive, ma anche come basi per gadget dei parchi divertimento, per esempio Disneyland Paris). Poi l’intero sistema è andato in frantumi a causa delle pressioni fatte dal mondo ambientalista, del repentino aumento del prezzo del marmo e della spietata concorrenza del mercato cinese.

«Nel mio territorio – spiega ancora Morelli – eravamo 15 produttori, nel giro di pochi anni hanno chiuso tutti, io sono stato l’ultimo a resistere. Ho quindi messo a punto un piano di ottimizzazione del processo produttivo, ho investito in ricerca, ho studiato marketing e analizzato il modello Lean Manufacturing. Fino a decidere di creare una rete informale tra imprese, ispirandomi ai comportamenti sociali (le nuove forme non contrattualizzate di un rapporto familiare, come la convivenza) e lanciando nel 2014 il progetto “Fabbrica diffusa”, come primo passo di un percorso di innovazione tecnologica condivisa, poi destinato a durare nel tempo».

Poi, nel 2019, l’incontro decisivo con altri due soci (gli ingegneri Fabio Gatti e Virginio Mori) e la nascita di Apuana Sb. «Il concetto di base – racconta l’imprenditore – era quello di mettere in rete le competenze migliori: il marmista, il progettista, il falegname, il fabbro, fino alla realizzazione di un oggetto di arredamento».

Ma al sistema mancava ancora un passaggio fondamentale. «In mente – spiega Morelli – avevamo una blockchain, un algoritmo di consenso e un sistema cross-settoriale. Il problema era spiegarlo a un artigiano. Ed ecco allora che la svolta è stata quella di coinvolgere le istituzioni, a partire dai distretti tecnologici toscani e le Camere di commercio. Così anche il piccolo imprenditore si è fidato di noi: insieme – e noi operando come una sorta di aggregatori – abbiamo testato il prodotto nella filiera corta, prima di immetterlo in un più ampio mercato».

La start up ha poi continuato ad allargare i propri orizzonti, lanciando un sistema di tracciamento dei prodotti per garantirne l’origine, la filiera, l’autenticità e la sostenibilità per tutto il manifatturiero italiano. Uno strumento e una garanzia di trasparenza dell’intero processo per il cliente finale, che così può valutare se un prodotto è davvero autenticamente e interamente made in Italy.

«In altre parole – spiega Morelli – eroghiamo servizi di tracciabilità basati sulla blockchain. Si tratta di una tecnologia che ci caratterizza per l’incorruttibilità dei dati, che vengono registrati sull’infrastruttura. La usiamo anche come deterrente al greenwashing e per garantire trasparenza e tracciabilità sociale, con l’obiettivo di alleviare l’impatto ambientale e sociale delle varie attività».

La società ha come mission la tutela, la promozione e la crescita della produzione qualitativa del made in Italy supportata dallo sviluppo e dalla commercializzazione di servizi innovativi riservati alle imprese. Per farlo, Apuana Sb si è dotata di uno statuto redatto seguendo la normativa delle società benefit, che prevede la stesura annuale di una relazione d’impatto, con la quale testimoniare in maniera rigorosa e oggettiva il rispetto dei principi base sulla responsabilità sociale d’impresa.

Un’anomalia del sistema economico? Oppure dei pionieri verso una più equa distribuzione delle risorse? «Ancora non lo sappiamo – conclude Morelli – ma certo è che inizia a cedere il sistema basato esclusivamente sulla massimizzazione dei profitti. Per strada, è vero, abbiamo perso alcuni clienti, ma tanti altri ci cercano e ora condividono la nostra filosofia».

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David Meccoli

Giornalista tradizionale e digitale, esperto in relazioni pubbliche e comunicazione d'impresa

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