Binoocle lancia Koone
E scommette sull’automazione intelligente per l’ambito business

Attraverso lo sviluppo di soluzioni che combinano intelligenza artificiale e Internet of Things per l’ambito business, la start-up fiorentina vuole conquistare un mercato in rapida evoluzione e ricco di opportunità
Dal controllo dell’affollamento dei luoghi pubblici alla gestione intelligente dei rifiuti, la società è ricca di attività quotidiane che l’intelligenza artificiale potrebbe automatizzare attraverso l’analisi delle informazioni raccolte da una telecamera. Un’intuizione che è stata trasformata in impresa dalla Binoocle, start-up di Firenze che, dallo scorso gennaio, è all’interno del co-working e acceleratore di Nana Bianca.
Un team di dieci persone composto da esperti specializzati in neuroscienze, analisi dati e scienze sociali, che ha deciso di mettersi in gioco in un campo ricco di opportunità ancora inesplorate.
«Binoocle è stata aperta con l’intuizione che gli studi su mente e cervello potessero essere portati nel business – spiega Mario Puccioni, Ceo e fondatore di Binoocle -. Abbiamo iniziato lavorando su modelli di analisi misti che andavano a studiare ciò che accade nella mente del consumatore e delle persone nel mondo reale e nel web.» Dopo un periodo di consulenza focalizzata sull’applicazione di questi modelli alle esigenze d’importanti multinazionali, come Philip Morris, Piaggio e uno spin-off della Nasa, gli effetti della pandemia da Covid interrompono alcuni dei rapporti sviluppati nei due anni di lavoro dalla start-up e impongono un ripensamento dell’attività.
L’occasione di rilancio è la partecipazione nel 2020 alla call per lo sviluppo di tecnologie utili al monitoraggio del coronavirus lanciata dal Ministero dell’Innovazione. Il risultato è Vision 2, un sistema d’intelligenza artificiale che elabora immagini attraverso le telecamere e individua, per esempio, la distanza tra le persone, il loro numero e la presenza della mascherina. «Vision 2 è stato un volano e ha trasformato una difficoltà in opportunità – racconta Puccioni -, generando un’enorme richiesta e, soprattutto, facendoci capire che era un’esigenza non legata alla sola emergenza Covid ma che aziende legate a settori diversi, come trasporti, infrastrutture, retail, sicurezza, smart city, sanità e industria erano mercati dove la tecnologia che avevamo sviluppato avrebbe avuto successo.»

Una nuova intuizione da cui nasce Koone, un sistema di Internet of Things che, integrandosi con oggetti “intelligenti” connessi via internet, analizza e capisce eventi, colleziona dati e attiva automazioni. A renderlo unico sono i modelli sviluppati da Binoocle per rappresentare digitalmente le specifiche realtà a cui il sistema si rivolge.
Al momento, sono tre gli applicativi su cui l’azienda sta lavorando: People, prossimo al rilascio, permetterà di sapere in tempo reale quante persone ci sono in uno spazio e aiuterà supermercati e altre attività a comunicare questa informazione sul web; il secondo, ancora in forma prototipica, è pensato per la gestione dei rifiuti e, attraverso l’utilizzo di microcamere, fornirà alle aziende una mappa generata automaticamente sulla presenza e tipologia di rifiuti nei diversi luoghi di raccolta; il terzo, infine, è pensato per l’ambiente portuale e fornirà indicazioni sui posti banchina disponibili, permettendone la prenotazione e fornendo servizi legati alla nautica.
«Vogliamo creare servizi più adeguati e con capacità di gestione migliore laddove gli eventi che occorrono sono sufficientemente ripetitivi – spiega Puccioni -. Il passo successivo è quello di uscire con il primo applicativo, People, e correre verso un primo round di investimento già prima dell’estate, magari usando il crowdfunding, per poi focalizzarci almeno su due dei tre applicativi. In questa prospettiva stiamo facendo una importante ricognizione per scegliere su quale mercato andare a lavorare.»
Un risultato reso possibile anche grazie all’esistenza di realtà come Nana Bianca. «Siamo molto contenti perché è uno spazio estremamente interessante dal quale abbiamo potuto apprendere molto – confessa Puccioni -. Il loro modello di sviluppo per start-up è assolutamente necessario in Italia perché realtà come le nostre, in fase iniziale, beneficiano tantissimo della contaminazione di un ambiente così stimolante.»