• 03/11/2024

ATTRIBUZIONE DIRETTA dei COSTI nell’IMPRESA

 ATTRIBUZIONE DIRETTA dei COSTI nell’IMPRESA

L’attribuzione dei costi diretti all’interno di un’impresa può sembrare attività di routine che non richiede particolari difficoltà né complessi ragionamenti. Dispiace smentire ma, per la maggior parte delle aziende, non è proprio così.

 

Alla base di questo processo ci sono delle importanti scelte da fare prima di iniziare. Vanno superate un buon numero di “insidie” che accompagneranno il percorso vivacizzando l’attività e mettendo a dura prova le migliori intenzioni di chi opererà in tal senso.

Come di consueto le riflessioni che seguiranno, basate sull’esperienza pratica vissuta all’interno delle imprese, riguardano principalmente quelle aziende di taglia micro e piccola che non hanno un sistema di contabilità giuridico fiscale ed analitica completamente integrato, ma sono dotate di cultura e sensibilità gestionale e vogliono avere costantemente visione d’insieme.

Per sviluppare la tematica dobbiamo porci qualche domanda:

  • perché si rende necessaria l’attribuzione dei costi diretti;
  • a chi attribuirli;
  • dove ci si vuole fermare;
  • quali altre tipologie di costi si potranno incontrare.

La definizione ed attribuzione dei costi diretti è un sotto processo della contabilità industriale che, insieme ad altri, è finalizzato alla quantificazione del margine di profitto per ciascun item considerato. Con la risposta alla prossima domanda “sgretoleremo” il concetto di item.  Come noto, il margine sta a valle ed è la risultante di una serie di attribuzioni di componenti economiche, siano essi costi (ci sono anche i diretti, appunto) che ricavi. La sommatoria dei margini dovrebbe essere strettamente correlata alla risultanza gestionale derivante dalla differenza tra ricavi e costi di cui alla contabilità, ovviamente previa rettifica con scritture di assestamento e rettifica extracontabili che virtualizzano il bilancio di periodo. In altre parole, un buon processo di contabilità industriale dovrebbe mettere in stretta correlazione quanto risultante dalla contabilità e quanto risulta dai margini per ciascun item considerato.

Altro aspetto da valutare: a chi e a cosa vanno attribuiti i costi diretti? Ciascuna azienda individua i propri items verso cui farli confluire. Per quanto ovvio sono differenti per ciascun tipo di impresa, settore merceologico e dimensione. Solo a titolo di esempio, in presenza di impresa manifatturiera con produzione di articoli di massa su più linee, l’item potrebbe essere rappresentato dalle stesse linee di produzione. Pertanto i costi diretti andrebbero caricati sulle medesime. Se la scelta non rispondesse alle attese dell’imprenditore si potrebbe valutare la tipologia di prodotti, piuttosto che il singolo prodotto. Ciò, ovviamente per evitare dispersioni ed appesantimenti nelle attività di caricamento. Per le aziende di servizi che operano all’esterno su più cantieri, fissi o variabili, gli items potrebbero essere gli stessi cantieri. Più in generale gli items da considerare possono essere considerate vere e proprie molecole che compongono il tessuto dell’impresa.

Ma dove ci si vuole fermare? La domanda merita una risposta a matrice. In primis parliamo del numero di molecole da individuare. Deve essere un numero non vicino allo zero ma non troppo alto, pena l’impossibilità di seguirne le sorti. Anche in questo caso vige il criterio di proporzionalità, correlato alla dimensione dell’impresa, alla sua complessità, alla sensibilità dell’imprenditore ed al tempo schedulato per la gestione del processo. Altro elemento della matrice è la quantità di costi che si intende attribuire direttamente. L’esperienza insegna che giungere ad un buon risultato richiede un tempo ragionevole. L’ulteriore affinamento postula costi di gestione proporzionalmente superiori alla utilità che ne deriva. Pertanto, continuando ad invocare il criterio della proporzionalità, si potrebbe individuare come target un risultato foriero di un ragionevole risultato pur con un piccolo margine di approssimazione. Rammentiamo insieme che il valore di un’informazione tempestiva, pur approssimata, è di gran lunga superiore rispetto a quando fornita in modo più preciso ma con ritardo.

I costi diretti non sono di certo gli unici elementi economici che dovranno essere attribuiti ai vari items individuati in azienda. Oltre a quelli indiretti, dei quali si parlerà in altra occasione, ci sono quelli misti, vale a dire con componente diretta ed indiretta.  Tipico esempio sono i costi del personale: alcune risorse sono impegnate direttamente nelle linee di produzione e / o cantieri. Altre sviluppano un’utilità indiretta su tutte le linee di produzione / cantieri come, ad esempio, le persone che si occupano di amministrazione e contabilità. In questo caso bisogna fare un ulteriore sforzo e distribuire correttamente i costi tra quelli attribuibili direttamente e quelli indirettamente.

 

L’attribuzione dei costi diretti è un primo step della contabilità industriale che intende determinare i margini per singolo item. Il percorso non è semplice ma ci si può aiutare con le altrui esperienze e con il buon senso. Meglio partire con approssimazione e giungere tempestivamente all’obiettivo che puntare sullo sviluppo di un processo complesso e particolarmente impegnativo finalizzato al raggiungimento della massima precisione. Il sentiero della contabilità industriale è pieno di “caduti” sulle cui lapidi potremmo trovare scritto: “Ci ho provato ma sono stato investito dalla mia stessa mania di precisione. Non emulatemi, vi prego”.

 

Umberto Alunni

Giornalista, consulente aziendale, motivatore, scrittore

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