• 16/03/2025

Alla scoperta della Tenuta Il Palagio

 Alla scoperta della Tenuta Il Palagio

Tony Sasa

Una sinergia melodiosa nella Tenuta Il Palagio, coltivando passione, musica e vini di alta qualità nella terra toscana. Ne abbiamo parlato con Tony Sasa

Se immaginiamo il suono del vino, immediatamente la nostra mente ci invia immagini che invitano al viaggio perché il vino – con le sue note invisibili – rilascia segreti profondi che si fondono con l’aroma dei legni e dell’uvaggio, creando sensazioni che avvolgono il cuore e la mente. Musica e vino, un’accoppiata scontata ma straordinaria allo stesso tempo, soprattutto quando gli uomini intrecciano le loro vite a questi due elementi.

«Sono cresciuto in campagna e fin da bambino ho fatto esperienza del valore dei prodotti della terra – racconta Tony Sasa, uomo del vino e della musica – osservando il lavoro dei contadini e delle donne in cucina e sviluppando un amore profondo per tutto ciò che riguarda il cibo. Così ho intrapreso un percorso di studi nel settore gastronomico e alberghiero negli Stati Uniti, ma sapevo che il mio destino era legato indissolubilmente all’Italia.

Era come se le colline toscane, con i loro vigneti e uliveti, chiamassero il mio nome, invitandomi a tornare alle mie radici. Presi la decisione di stabilirmi a Firenze, dove tra i profumi dell’olio d’oliva fresco e il bouquet dei vini pregiati, con l’entusiasmo di un avventuriero e l’anima di un appassionato, imparavo dalle mani esperte dei contadini, degli chef e degli enologi. Sentivo di dover condividere la bellezza e la ricchezza dell’enogastronomia italiana con il mondo, promuovendo l’autenticità dei nostri prodotti e l’arte della convivialità».

Dal 2002, Tony ha assunto un ruolo all’avanguardia nel settore vinicolo come wine négociant, dedicandosi alla scoperta di piccole e medie produzioni – spesso sconosciute – ma di straordinaria qualità: la sua collaborazione ventennale con il giornalista Daniel Thomases, degustatore di fama internazionale, lo ha portato a degustare migliaia di vini all’anno provenienti da diverse regioni e denominazioni.

Questo ha esteso la sua attività di consulenza a molte aziende in tutto il mondo, promuovendo con dedizione il made in Italy, tanto da diventare direttore commerciale della Tenuta Il Palagio, l’azienda nel cuore della Toscana proprietà di Trudie Styler e Sting, gioiello del settore vitivinicolo, lavorando in stretta collaborazione con il famoso enologo Riccardo Cotarella, esperto nel settore vitivinicolo e docente presso l’Università degli Studi della Tuscia.

La passione per la musica ha permesso a Tony di creare una modalità comunicativa unica e originale chiamata The Sound of Wine, in cui la musica evoca i vini, i territori e le cantine, fondendosi con i tannini, i colori e i profumi del vino.

«Come la musica, anche il vino ha una sua tangibilità – prosegue Tony Sasa – ogni regione, cantina e varietà di uva danno vita a un vino diverso, proprio come ogni strumento produce suoni diversi. La mia prima passione è stata la musica, ho iniziato a suonare la batteria all’età di 13 anni, prima di entrare nel mondo della ristorazione, ho sempre considerato la musica un’ottima compagnia».

Situata tra le colline della campagna a sud di Firenze, sopra la cittadina di Figline Valdarno, la cinquecentesca Tenuta Il Palagio (sito web), dai suoi 30 ettari di vigneto, produce oggi vini rossi Chianti come Message in a Bottle, Chianti La Regista, Sister Moon Tre Bicchieri, When We Dance, per citarne alcuni.

TOSCANA ECONOMY - Alla scoperta della Tenuta Il Palagio
Sting e Trudie Tyler

Quali sono state le sfide più significative che hai affrontato presso la Tenuta Il Palagio? Quali strategie hai adottato?

«Prima di tutto bisogna iniziare dal vigneto e rispettare la visione dei proprietari, mentre agronomi ed enologi lavorano rispettando le caratteristiche peculiari del territorio. Il Palagio è una bellissima realtà, sappiamo che in Italia esistono migliaia di aziende di qualità, per questo la sfida più grande è stata trovare lo spazio giusto sugli scaffali dei ristoranti ed enoteche affrontando questa competizione vinicola.

Sicuramente, quando si arriva alla vendita, non applico la strategia di copia e incolla. Al Palagio, sempre puntando all’eccellenza del prodotto, il percorso nel mercato si è costruito rispettando i tempi. Il nostro target principale è il mercato italiano, anche se esportiamo i nostri vini in altri 43 Paesi nel mondo. Nel corso del 2021, abbiamo registrato un aumento delle vendite del 30 per cento rispetto all’anno precedente e le previsioni per il futuro sono sicuramente positive nonostante gli ultimi due anni difficili, segnati dalla pandemia e da delicate situazioni internazionali.

Il 70 per cento delle nostre vendite, che rappresenta la maggioranza del nostro mercato, è destinato al settore Horeca, ovvero al vasto comparto ristorativo. Ma alla base di tutto ciò ci sono le relazioni umane. La vera arma vincente del Palagio risiede nelle persone. Non dobbiamo dimenticare che spesso dietro a un buon calice di Chianti o Vermentino si nasconde passione, impegno e un profondo amore per la propria terra».

In che modo l’azienda si impegna nella sostenibilità e nella responsabilità sociale nel settore vitivinicolo?

«Il Palagio è una azienda a tutti gli effetti sostenibile, non parliamo solo del miglioramento strutturale per inquinare di meno, ma includiamo anche un’equa distribuzione delle condizioni di benessere dei lavoratori».

Come sta cambiando il mercato e quali trend intravedi nel panorama della distribuzione?

«Oggi i mercati cambiano molto velocemente, bisogna essere veloci per capire e dimostrarsi un esecutore flessibile. Dopo il covid, il mondo è cambiato in maniera esponenziale – cambiamenti climatici che persistono stanno devastando l’ambiente e, soprattutto, siamo circondati da conflitti mondiali che non aiutano – bisogna adattarsi senza compromettere la ricetta del vino, il territorio e le peculiarità del vitigno. Non si tratta di adeguarsi alle tendenze, ma di rimanere fedeli alla propria identità enologica».

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Paola Carella

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