Agricoltura 4.0 e interventi strutturali
Confagricoltura è la più antica organizzazione di tutela e di rappresentanza delle imprese agricole. Ne abbiamo parlato con Marco Neri, imprenditore agricolo nato a Follonica, che per la prima volta ha portato la Maremma ai vertici della federazione e il quale, dal 16 dicembre 2022, è stato riconfermato alla guida di Confagricoltura Toscana
Confagricoltura Toscana dà spazio non solo alle imprese agricole, ma anche alle problematiche che coinvolgono i giovani agricoltori e l’agriturismo. In Italia, il settore dell’agriturismo dimostra una certa capacità di crescita, grazie in particolar modo alla riscoperta del turismo all’aria aperta e di prossimità, dovuta alla pandemia e alla conseguente diversificazione dell’offerta. Secondo un’analisi svolta dall’Istat, il 71% degli stranieri sceglie l’Italia come meta turistica per godere della sua gastronomia, mentre il 33% la sceglie per la natura che offre.
Le 25.390 aziende agrituristiche hanno deciso, quindi, di continuare a investire offrendo un’altra tipologia di turismo, quello esperienziale. Ciò è stato possibile anche grazie al profondo legame che l’agricoltura ha con il suo territorio, i suoi prodotti e la sua enogastronomia. Rispetto al 2020, si riscontra una crescita del +1,3% delle aziende agrituristiche, con un maggior aumento ottenuto nelle isole (+8,2%) e al Sud (+1,5%). Ma non solo, anche il numero degli agrituristi è salito, riscontrando un +68% tra quelli stranieri e un +23,6% tra quelli italiani.
Presidente, quali sono le proposte di Confagricoltura Toscana per innovare le imprese agricole toscane e renderle competitive sul mercato?
«Sicuramente l’agricoltura di oggi e soprattutto quella di domani passa per la scienza e per le sue applicazioni, da intendersi come tecniche meccaniche e genetiche per far fronte alle mutate necessità post pandemiche e belliche.
Pertanto, Confagricoltura Toscana si rivolge a tutti i soggetti interessati, prima di tutto al mondo universitario e scientifico. Penso a istituzioni storiche come l’Accademia dei Georgofili, che con tutti i suoi associati rappresenta una fonte ineguagliabile di conoscenza e di buone pratiche da trasferire nelle aziende agricole. In particolare, la fonte di conoscenza deve essere presa in carico dal mondo politico per poter trasformare e accelerare lo scarico a terra, cioè aiutare le aziende sia economicamente che giuridicamente nella transizione verso un’agricoltura moderna 4.0.
La fotografia del cambiamento dell’agricoltura, infatti, non passa solo dai numerosi finanziamenti che, specialmente in questo ultimo periodo, tendono a sovrapporsi, finanziando a volte lo stesso oggetto. Questo tende a generare confusione nel fruitore finale, che non sa bene se rivolgersi ad un bando INAIL, al PNRR, ai bandi per l’agricoltura 4.0 o ai bandi regionali.
L’attenzione deve essere rivolta alle imprese nel loro complesso organizzativo e, in particolare, ai loro limiti strutturali, in base ai quali realizzano investimenti sovradimensionati oppure non sono in grado di sfruttare al meglio le potenzialità che hanno: bisogna accompagnare la trasformazione strutturale delle aziende, non necessariamente con lo strumento dell’aumento della proprietà ma sicuramente agevolando forme contrattualistiche che le rendano competitive nei confronti del mercato europeo e soprattutto nei confronti dei mercati internazionali».
Con il 2023 si è aperto il Piano Strategico della PAC. Quali opportunità per la Toscana dagli investimenti del prossimo quinquennio?
«I prossimi anni vedono l’agricoltura alle prese con la nuova programmazione. Essa presenta ancora delle incertezze sulla sua applicazione. Ci troviamo infatti davanti a tante misure che accompagneranno lo sviluppo e la crescita del settore, ma siamo ancora al rodaggio. Senza dubbio noi partecipiamo e parteciperemo ai vari tavoli tematici, con la forte volontà di tutelare le imprese.
Nello specifico, cercheremo di far capire che gli adeguamenti aziendali ad una agricoltura moderna dovranno passare oltre che dagli investimenti anche dalle persone, cioè da una formazione imprenditoriale all’altezza delle aspettative, aspettative che devono essere moderne, attuali e sostenibili. A tutto questo deve affiancarsi anche un cambio di visuale, che dovrà superare visioni campanilistiche e prettamente bucoliche.
Ci vogliono imprenditori e collaboratori in grado di gestire macchine, mezzi ed economie che sono molto diversi da quelli di un passato anche molto recente».
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