A Firenze un hub digitale dove si costruisce il futuro
INTERVISTA A Alessandro Sordi cofounder di Nana Bianca
Bisogna essere capaci di vedere oltre il presente, immaginando il futuro. Parola di Alessandro Sordi, cofounder insieme a Paolo Barberis e Jacopo Marello di Nana Bianca, che da settembre ha una nuova sede, a Firenze, sul Lungarno Soderini. Al momento ospita circa 150 talentuosi e una 30ina di start-up, ma l’idea è quella di creare una community dove si incontrano idee innovative, risorse e si attraggono investimenti
Da deposito di grano per i tempi di carestia a officina di talenti per la trasformazione digitale di modelli industriali tradizionali. Il granaio mediceo, fatto costruire da Cosimo III alla fine del seicento, nel quartiere San Frediano a Firenze – un grande edificio a pianta quadrata che ricorda un fortino – oggi diventa un hub digitale dove si costruisce il futuro.
L’edificio storico, nei suoi ottomila metri quadrati, da settembre ospita la sede di Nana Bianca, uno startup studio che mira a trasformare idee rivoluzionarie in grandi imprese, ovvero aiutare le start-up a trovare la strada giusta per il successo.
Ma come si fa?
Ce lo ha spiegato Alessandro Sordi, cofounder insieme a Paolo Barberis e Jacopo Marello della società. «Bisogna riuscire ad anticipare il futuro, intercettando i trend del mercato e ipotizzando la direzione in cui cresceranno determinati settori, noi selezioniamo le idee, ma anche le persone, le formiamo nell’ottica di un ecosistema di co-working, dove viene favorito lo scambio e la contaminazione di idee». Nana Bianca viene fuori dall’esperienza di Sordi e dei suoi soci con Dada, che per chi non lo sapesse nacque come start-up specializzata nello sviluppo di applicazioni e contenuti per il web e il mobile nel 1995, in breve tempo riuscì a quotarsi in borsa e nel 2013 fu acquistata da Orascom Tmt Investment. Da Dada sono passate tante persone che hanno successivamente avviato start-up o hanno saputo ricavarsi un ruolo rilevante in imprese importanti anche in ambito internazionale. Oggi, in Toscana, Nana Bianca è l’unico incubatore certificato nel registro nazionale istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico. L’ex granaio mediceo, ora, ospita circa 150 talentuosi e una 30ina di start-up, ma al momento è occupato solo al 50%.
L’idea è quella di accogliere molta più gente, creare una community dove si incontrano idee innovative, risorse e si attraggono investimenti.
Ad avere scommesso sul progetto finora è la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze che oltre ad avere acquistato e restaurato l’immobile, né ha finanziato interamente la trasformazione in hub digitale ed offrirà un contributo fino a un massimo di 50mila euro a quelle aziende che sfidano il mercato con un’idea innovativa. «Arrivano circa 300 domande l’anno – ha spiegato Sordi – noi ne selezioniamo 10 tra le migliori». Quali sono i criteri di selezione? «Anzitutto il prodotto o il servizio deve essere già in fase alfa, voglio dire deve già essere più di una vaga idea, avere un business plan che miglioreremo attraverso un’opera di mentoring e poi essere caratterizzato da sostenibilità e una veloce scalabilità.
Noi abbiamo un programma di accelerazione chiamato Hubble dedicato alla ricerca di nuove idee nell’ambito del digitale.
Attraverso questo programma vengono selezionate e lanciate le migliori start-up sul territorio nazionale ed europeo.
Ciascuno di questi progetti ha 6 mesi di tempo per crescere e affrontare la sfida del mercato, in questo breve periodo i giovani imprenditori saranno formati, consigliati, messi in condizione di potersi scambiare problemi e anche soluzioni all’interno di un network e supportati finanziariamente attraverso questo contributo della Fondazione». Il processo comprende, oggi, anche la possibilità di usufruire di questi spazi fisici dal design curato che rendono sicuramente la permanenza nella propria postazione di lavoro più piacevole e stimolano la creatività.
«Chiaro che un ambiente gradevole, oltre che funzionale, favorisce la retention – conferma Sordi – in un posto così si rimane volentieri a lavorare.
Infatti, alcuni, sebbene fatturino 20 milioni l’anno scelgono di rimanere a lavorare qui, altri spiccano il volo».
Chi fattura 20 milioni l’anno? «Vino 75, ad esempio, l’enoteca on line che ha trasferito un’attività tradizionale, quale quella della vendita del vino, nel mondo digitale sfruttandone tutti i vantaggi, come ad sempio la possibilità di vendere i vini delle più famose cantine italiane e straniere a chiunque in tutto il mondo. Durante il lockdown, mentre tutti erano in sofferenza, i loro incassi sono cresciuti del 300% e sebbene qualcuno all’inizio guardasse con scetticismo all’idea, oggi sono corteggiatissimi dai grandi produttori».
Il granaio mediceo, poi, si affaccia sull’Arno. Anche la vista fuori non è male.
«L’idea di questo posto è quella di dire: vieni a Firenze a sviluppare la tua idea di business.
Qui si vive bene. Anche per il territorio, questa potrebbe rappresentare un’opportunità, se colta. Finora abbiamo vissuto di turismo, senza impegnarci nemmeno più di tanto, per via delle risorse strardinarie di cui disponiamo, ma la crisi Covid ci ha insegnato che bisogna essere rapidi nell’affrontare i cambiamenti, altrimenti si muore. I modelli tradizionali vanno reiventati attraverso il digitale. Bisogna essere capaci di vedere oltre il presente, immaginando il futuro.
Questo la scuola non lo fa, ad esempio, i ragazzi che vanno a scuola oggi andranno a fare lavori che oggi nemmeno immaginano e per cui non ricevono un’adegata formazione.
Bisogna colmare questo gap. Vorrei che nascessero tanti luoghi come questo». Insomma, l’idea è quella di un nuovo rinascimento in chiave digitale, dove anche il mecenatismo non può fare a meno di diventare 4.0.